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venerdì 26 aprile 2013

La pianta che allontana le talpe

Pubblico questo interessante articolo tratto dal "Notiziario per calendimaggio 2013" ringraziando l'autore e l'aveprobi.
Per chi è interessato ad una piantina mi contatti, scrivendo nel commento di questo post.

Se guardate la vegetazione che cresce spontanea ove erano antichi orti, potrete trovare una
pianta insolita piuttosto graziosa, Euphorbia lathyrisL., euforbia catapuzia, che non è propriamente
ornamentale, ma portata appositamente da nostri predecessori, perché rifuggita dalle talpe.

In realtà, le talpe sono più utili che dannose agliortolani ed ai giardinieri, poiché si nutronodi insetti, di vermi e di lumache, non di piante coltivate. Il modesto danno che le talpe provocano cibandosi di lombrichi è largamente compensato dal  beneficio che esse apportano al suolo per il drenaggio facilitato dalle loro gallerie. Tuttavia,talvolta la presenza di una serie di monticelli di terra procura un fastidio estetico, benché tollerabile. Qualche danno effettivo può esserci, se le loro gallerie sono poi usate da topi campagnoli o da arvicole.
La talpa è un animale solitario. Soltanto nel periodo degli amori, tra marzo e giugno, il maschio va a trovare nelle sue gallerie più superficiali la femmina, che lo allontanerà per rimanere sola sia nel periodo di gestazione di 28 giorni, sia per la cura dei due a quattro piccoli, che in 6 od 8 mesi saranno pronti a trasferirsi in propri territori e ad 11 mesi raggiungeranno la maturità sessuale.
I rapporti tra le talpe e gli altri animali sono spesso difficili. Vari uccelli le predano, le poche volte che esse si trovano all’aperto. Per loro fortuna, vivono la maggior parte del tempo nelle loro gallerie sotterranee, grazie alla peculiare caratteristica di avere il sangue capace di immagazzinare una quantità di CO2 ben maggiore degli altri mammiferi. Che io sappia,cani e gatti le cacciano, ma non le mangiano. Quella degli uomini è una vera persecuzione, attuata con i più vari mezzi, spesso cruenti o che si ritorcono alla fine anche contro loro stessi, perché lasciano avvelenato l’ambiente. I sistemi più razionali sono quelli che si affidano alla elevatissima sensibilità di alcuni loro organi  di senso, come l’udito e l’odorato, volti ad allontanarle da aree limitate, senza provocare danni.
A giudizio di molti, il metodo più efficace è proprio quello di seminare attorno all’orto o al  giardino qualche Euphorbia lathyri, che è percepita a distanza ed evitata dalla talpa, specialmente al  secondo anno di vita della pianta, quand’è più carica di sostanze irritanti e velenose.  Occorreranno alcuni accorgimenti, però. È meglio evitare di toccare l’euforbia catapuzia,  specialmente da parte di bambini, perché contiene un lattice irritante, che procura forti dolori alle mucose, specialmente se va inavvertitamente a contatto con gli occhi. Inoltre, ogni parte della pianta è velenosa per quasi tutti gli animali a sangue caldo, tranne, che si sappia, per le capre, che però sembra passino la tossina nel latte.
Per essere più sicuri dell’efficacia, un rametto spezzato, che emette il lattice, può essere introdotto in una galleria di talpa. Altro metodo consiste nel macerare in acqua qualche pezzo della pianta e versare il liquido nelle gallerie, ottenendo un effetto repellente.
Le Euforbiacee, considerate erbe medicinali nell’antichità, presero il nome da Eufòrbo (gr. Eύφόρβος, lat. Euphorbus), medico greco del primo secolo a.C., che studiò le piante di questa famiglia e spesso le utilizzò nelle sue pozioni. Lavariabilità è molto vasta tra le specie, che si somigliano soprattutto nel fiore. Oltre alle numerose  Euphorbia spp., ricordiamo la manioca, dalla quale si ricava la tapioca, ed il ricino, che dà l’olio purgativo e per i motori d’aeroplano.
Euphorbia lathyri, in italiano catapuzia, prende il nome specifico dalla denominazione greca  del seme di cicerchia, cui il suo frutto somiglia,  mentre quello volgare forse deriva dalla voce gr. καταπότιον, lat. catapotium, pillola medicinale da inghiottire.
La catapuzia provoca, anche se assunta in piccole dosi, effetti catartici ed emetici potenti con conseguenze piuttosto gravi ed è classificata oggi  fra le piante più velenose. Il suo lattice era un tempo usato anche per eliminare calli e duroni, ma  a questo scopo converrà usare quello del fico e conservare la catapuzia più che altro per memoria, o per preparati omeopatici. È una pianta biennale, che raramente supera il metro d’altezza. Come si vede nelle prime due fotografie, il fusto porta foglie prive di picciolo, sui 10 o 15 cm di lunghezza, lanceolate opposte alterne decussate, ossia disposte ad X, caratteristica questa tipica della specie. Il secondo anno di vita, sulla sommità del fusto compaiono tragiugno e luglio, su numerose ramificazioni, le
infiorescenze tipiche della famiglia delle euforbiacee, i ciazi, composti da un apparato femminile limitato ad un ovario trilobato con tre pistilli bifidi, circondato da più fiori maschili ridotti a semplici stami. Ogni ciazio è avvolto da brattee e,a prima vista, può essere scambiato per un normale fiore ermafrodita.
La fecondazione delle infiorescenze avviene prevalentemente ad opera di insetti, che vi trovano sostanze zuccherine, tanto che le piante sono spesso visitate anche da formiche. È rara l’autofecondazione del singolo fiore, perché nel ciazio maturano i pistilli prima degli stami.
L’ovario fecondato si trasforma nel frutto trilobato sui 2 cm di diametro, una capsula che a maturazione esplode, lanciando i tre semi anche alla distanza di qualche metro. Non solo. I semi, nerastri, posseggono una dote di sostanze zuccherine, molto appetite da vari insetti, che li trasportano in luoghi appartati per godersi la meritata dolcezza,  avendo contribuito alla disseminazione della specie.
I frutti immaturi possono essere scambiati per dei  capperi, il che ha indotto più persone a metterli nell’aceto e sotto sale, provocando leggere intossicazioni.
Nella specie  Euphorbia lathyrile foglie sono prevalentemente glauche, le infiorescenze giallastre, sul fusto e su qualche foglia appaiono più o meno estese colorazioni porpora. Qualche autore consiglia di coltivare accanto alle  euforbiacee, che come detto hanno il lattice irritante,  Aeonium lindleyjoppure  Senecio anteuphorbium, la linfa dei quali, per contatto, serve da antidoto.
Guido Fidora

6 commenti:

  1. Mi interesserebbe sapere dove posso acquistare bulbi dell'euphorbia lathyris. Mio indirizzo
    valeria.bernardoni@gmail.com. abito in Svizzera

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  2. Grazie per l'articolo.
    Sarei interessato alla pianta citata.

    Gianni dnd23@libero.it

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  3. ho fatto una ricerca qui a Catania in vari vivai , esito: tutti la conoscono nessuno la vende xkè pare sia impossibile reperirla.

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  4. Volevo sapere se esistono altre piante che allontanano le talpe, l'artemisia x esempio. Ho notato che il mio cumulo di sostanze organiche non è stato attaccato quest'anno e vicino ad esso è cresciuto un fitto cespuglio d'artemisia,questa pianta mi sembra molto infestante, ma se è utile x allontanare le talpe in modo naturale ne approfitterò invece di sradicarla.

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  5. bravi avete fatto un commento molto interessante, grazie

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