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lunedì 14 aprile 2014

La fiaba della spiga di grano


C’era una volta una spiga di grano, che viveva in un campo di grano. Non stava male, cresceva, diventava bella bionda, poi gli uomini le tagliavano il gambo, ma l’anno dopo lei ricresceva sempre nello stesso campo. Ormai conosceva tutte le altre spighe e le piaceva chiacchierare con alcune di loro. Qualcuna le era antipatica, ma aveva anche delle spighe amiche. Però, con il passare del tempo, la spiga cominciava ad annoiarsi a parlare sempre delle stesse cose con le stesse spighe. La vita nel campo era diventata monotona.

La spiga ricresceva ogni anno nello stesso campo, ma non nello stesso posto. Così accadde che una volta si trovò a al bordo del campo. Da lì, poteva guardare fuori e vedere che non era tutto uguale: non esistevano solo spighe, ma c’erano fiori, ortiche, alberi, cespugli, un sacco di piante diverse!

La spiga attaccò discorso con un fiore giallo che stava lì vicino e chiacchierarono del più e del meno. Ogni tanto il fiore doveva alzare la voce, perché le api che venivano a prendergli il polline ronzavano troppo forte: “Glielo dico sempre di non fare tutto quel zzz zzz – diceva il fiore - ma niente, non capiscono. Però mi aiutano se non fosse per loro, sarei da solo”.

Poi la spiga si mise a parlare con un’ortica: “E’ un po’ triste essere ortica, perché tutti ti girano alla larga, però ci sono anche dei vantaggi: nessuno ti viene a strappare il gambo”.

Lì vicino c’era un anche un orto, dove crescevano cipolle, pomodori, fagioli e altre verdure. Era un ambiente allegro, gli ortaggi scherzavano tra di loro e si prendevano in giro divertendosi.

I fagioli ridevano dei pomodori, così panciuti e tondi.
“Sarete belli voi! Secchi secchi, lunghi e magri”, rispondevano in pomodori.
“Guardate che orecchie, quell’insalata! Ah, ah, ah!”
“Guardate il vostro nasone a punta, carote dei miei stivali!” E tutti ridevano a crepapelle.

Alla spiga piaceva quell’ambiente e iniziò a scherzare anche lei e anche a essere presa in giro.
“Chi è quella bionda lì?”, diceva una cipolla un po’ invidiosa.
“E’ una nuova, è carina!”.
“Macché carina, non vedi com’è magra? Guarda io che fianchi che ho!”. E giù tutti a ridere della cipolla che faceva il verso alle fotomodelle.

La spiga era contenta, perché stava scoprendo un mucchio di cose nuove e si era fatta tanti amici divertenti e simpatici. Alcune spighe la guardavano male: “Sta sempre a chiacchierare con quella gente! – dicevano - . Sono piante diverse da noi, come si fa a parlarci? Cosa vuoi che abbiano da dire?”.

Un giorno arrivarono degli uomini vestiti bene e si misero a parlare con il contadino proprietario del campo. “Bisogna produrre più grano – dicevano – e lasciare perdere tutto il resto. Rende di più.”
Il contadino si grattava la testa. Lui ci teneva alle sue patate, ai suoi fagioli, ma anche ai fiori e alle ortiche, anche se non raccoglieva mai né gli uni né le altre. I signori benvestiti però offrirono dei soldi e il contadino, che doveva comprare un trattore nuovo, alla fine accettò.

Così un giorno, con il suo trattore nuovo, iniziò ad arare il terreno vicino al campo di grano.
“Addio”, disse il fiore giallo alla spiga, mentre veniva schiacciato dal trattore.
“Addio”, disse l’ortica prima di essere strappata via dal terreno.
“Ahi”, fece l’albero con voce triste, prima di essere tagliato e cadere per terra.
Uno per uno la spiga vide sparire tutti i suoi amici. “Ben le sta - dicevano le altre spighe invidiose – così la smetterà di parlar con tutti”.

Dopo un po’ di mesi, nel terreno vicino c’erano centinaia di spighe , tutte uguali. Le spighe invidiose iniziarono subito a fare amicizia con le nuove spighe e a spettegolare.
Anche la nostra spiga si era fatta delle amiche tra le nuove arrivate, ma era triste, perché i discorsi erano sempre uguali, sempre le stesse storie, la stessa tiritera. Pensava ai suoi vecchi amici, ai loro colori, alla loro forma.

Intanto il tempo passava e le spighe diminuivano e crescevano sempre più distanti tra loro. Erano sempre meno nel campo e certe volte per parlarsi dovevano urlare.

Anche il contadino s e n’era accorto, non era più un bel campo come prima. Le spighe erano diventate più piccole e magre. Si grattò la testa per un po’ e si mise a pensare cosa non andasse. “Il concime l’ho distribuito, l’acqua l’ho messa nei canali, la pioggia è stata buona, il sole caldo”.

Non c’era niente che non andasse, eppure il grano non era mai stato così striminzito. “Non sarà mica che un terreno tutto con le stesse piante diventa più povero?”, si chiese il contadino.

Aveva ragione. Quando i signori benvestiti arrivarono per comprare il grano, dissero che era un raccolto misero e lo pagarono molto poco.
Allora il contadino decise di fare di testa sua. Seminò di nuovo il grano nel primo campo, fece un piccolo orto e lasciò un terreno libero di fianco.

Così, dopo alcuni anni, nel prato tornarono a crescere fiori, ortiche, cespugli, cipolle e fagioli. “Avete visto che si sta meglio, con gente diversa?”, disse la spiga a quelle invidiose, e queste si convinsero che un mondo vario è un mondo più ricco.

(da "Fiabe nei barattoli. Nuovi stili di vita raccontati ai bambini", Marco Aime - Ed. EMI)

1 commento:

  1. Grazie Vanessa, un bel regalo da leggere a scuola ai bambini per imparare e riflettere

    MaestraCris

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